È di nuovo sabato ed è nuovamente il momento dell’appuntamento con gli autori emergenti per la rubrica Caffè Letterario.
Siccome oggi è la vigilia di Halloween, ho scelto di farvi conoscere un autore che dell’horror e del thriller ne ha fatto il suo pane quotidiano.
Oggi è il turno di Fabio Monteduro, che ci parlerà un po’ di se e della sua scrittura, raccontandoci come nascono le idee per i suoi libri e dove trova ispirazione.
Vi invito una volta letto l’articolo ad andare sul suo sito per scoprirne di più su di lui e sui suoi libri. Trovate il link in fondo all’articolo.
Detto questo, buona lettura e buon Halloween!
Buongiorno Fabio, ben trovato e grazie ancora per la tua disponibilità. Cominciamo con la prima domanda di rito, cosa posso offrirti?
Caffè “schiumato” in vetro andrà benissimo grazie.
Come nasce la passione per la scrittura?
Partirei dalla mia passione per il genere che scrivo e pubblico, ossia il thriller/horror. Questa la devo a mia madre, da sempre appassionata “dei film di paura” come li chiamava lei. Ricordo che da piccolo mi nascondevo per non farmi vedere a sbirciare film che mi erano vietati per ovvie ragioni ma che a lei piacevano tanto: Belfagor, Dott, Jakyl e Mister Hide, Dracula, L’uomo lupo… poi avevo gli incubi, ma quanto era bella quella sensazione di paura? Quanto era bello (e terribilmente spaventoso) immaginare che quell’ombra all’angolo dell’armadio fosse un fantasma? Poi sono cominciate le letture “clandestine” (sempre per ovvi motivi, non avevo il permesso di leggere “certi libri”) e ricordo che il primo fu “Storie del brivido e del mistero”. Sono anche passato attraverso la lettura di fantascienza (e questa particolarità la si può trovare nel mio libro “Dove le strade non hanno nome”, l’unico non horror) quindi soprattutto l’enorme Isaac Asimov e Robert Heinlein… finché un bel giorno ho “scoperto” Stephen King e i suoi libri mi hanno affascinato a tal punto che ho deciso di cominciare a scrivere: quello era il mio genere. Horror, ma non splatter, mistero, ma non inutili spargimenti di sangue. Che sia stata una buona o una cattiva decisione, lo lascio a chi leggerà i miei libri.
Cosa ti ha fatto dire “voglio scrivere un libro”?
Credo di aver risposto con la domanda precedente, ma aggiungo che quando la passione è così forte, quando senti che “devi” raccontare qualcosa che hai dentro, la cosa smette di essere una tua decisione. Diventa un obbligo.
Qual è la prima cosa che ricordi di aver scritto?
Mi pare fosse un racconto che si chiamava “Lo Specchio”. Trattava di uno specchio maledetto attraverso cui passavano le anime dei defunti… anime molto cattive, ovviamente.
E qual è invece la cosa che più ti imbarazza di aver scritto? Quella che a rileggerla ti viene da dire “ma cosa accidenti ho scritto?”
Diciamo che molte delle cose che scrivo, poi finiscono nel cestino… e pure con un senso di disgusto. Sono un giudice molto severo con me stesso. Forse anche troppo, considerando quello che la gente legge.
Parliamo del tuo processo creativo. Come nascono le idee per i tuoi libri?
La realtà è la mia più grande ispirazione. Facciamo un esempio: il mio romanzo AIRAM, La sindrome della bambola di legno” nasce da un fatto di cronaca realmente accaduto in Francia nel 2009. La notizia mi ha talmente sconvolto ed era così vicina al genere che scrivo, che non ho potuto fare a meno di scriverci un romanzo… che è pure venuto molto bene… lo so, chi si loda si sbroda, ma la falsa modestia è anche più fastidiosa e a mio modo di vedere AIRAM è un bel libro e fa paura, perché negarlo? La cosa bella è che tutto il romanzo è in preparazione a quella storia reale, che solo alla fine viene svelata… con tanto di articoli che ne confermano la veridicità. Poi, come penso per tutti gli scrittori di narrativa, la domanda: “che succederebbe se…?” è predominate per raccontare. Ma molto spesso nei miei romanzi ci sono fatti “paranormali” accaduti a me o a persone di cui nutro la massima fiducia e quindi diventano “tratti dalla realtà” quasi tutti.
Plotter o Pantser? Ti piace avere tutti i dettagli sotto mano della storia prima di iniziare a scriverla oppure scrivi più “di pancia”?
Io spesso penso a un finale e da quello sviluppo la storia. Oppure, un inizio coinvolgente (e spesso sconvolgente, come nel mio romanzo “Cacciatori di Fantasmi”) e poi lascio che la storia segua la sua strada. Quindi niente canovaccio, ma spesso minuziose ricerche per rendere la storia più verosimile possibile. Sempre per fare un esempio, parlo ancora di AIRAM: all’interno del romanzo c’è una persona che ha una malattia reale direi molto inquietante (da qui, La sindrome dell bambola di legno) ed io ho cercato su internet questa malattia, ho parlato con una persona che ne è realmente affetta. Il succo è: già scrivo cose abbastanza incredibile, almeno diamogli una parvenza di realtà storica o scientifica.
Scrivi a mano con quaderni, appunti, diari oppure direttamente al pc?
A mano… mah, nemmeno capire quello che scrivo. Anzi, da quando uso il computer, la mia ammirazione per chi scriveva a mano o anche con la macchina da scrivere, è cresciuta a dismisura. Se io usassi uno di quegli aggeggi, probabilmente butterei una risma di carta ogni capitolo… e mi sono tenuto basso.
Ti piace ascoltare musica quando scrivi oppure preferisci il silenzio? In caso di musica, cosa ti piace ascoltare?
Silenzio assoluto… solitudine assoluta… qualsiasi cosa mi distrarrebbe. Quando scrivo sono talmente dentro la storia che a volte non mi accorgo che sono passate ore.
C’è un posto preferito dove ti piace scrivere in un posto in particolare, diciamo un angolino tutto per te?
Scrivo dove ho il computer. Non uso il portatile, probabilmente per le ragioni che ho esposto prima.
Quanto tempo impieghi per scrivere un romanzo?
Mesi, a volte anni. Alcuni li ho finiti in pochi mesi (parliamo della prima stesura, perché poi con tutte le correzioni e gli editing ecc., il tempo aumenta vertiginosamente… anzi, vergognosamente). Altri li ho iniziati e poi ripresi dopo anni. Dipende da quanto la storia che voglio scrivere prema per uscire e per prendere la sua giusta dimensione nella vita.
C’è un genere che non vorresti mai scrivere o che pensi di non riuscire a scrivere?
Il romance, innanzitutto, ma anche il fantasy… anche quello che si avvicina all’horror: ma draghi mostruosi con il cuore tenero, vampiri innamorati ecc., non fanno per me.
Hai una writing routine particolare? Se sì cosa fai?
No, non decido mai quando scrivere. Ma se parto, difficilmente mi fermo.
Hai mai avuto il blocco dello scrittore e nel caso come l’hai superato?
Vale anche questo momento? Non so se sia il blocco dello scrittore o semplicemente una mancanza di energie, ma ho da pochissimo finito gli ultimi editing del nuovo romanzo che vedrà la luce entro la fine del 2021 e sebbene di idee ne abbia a bizzeffe, non riesco a mettermi giù a scriverle. Quindi la domanda è: il blocco dello scrittore è non avere idee o averle e non riuscire a metterle su “carta”. Io questo non lo so.
Cosa provi mentre scrivi i tuoi romanzi?
La stessa sensazione che ho quando guardo un film che mi appassiona. Dicono che il mio modo di scrivere sia “cinematografico” e quindi non solo facilmente trasformabile in un film (magari!) ma leggendo le pagine è come se “il film” ti apparisse nella mente e quindi è come se non leggessi, ma “vedessi”. Poi, proprio perché non ho un canovaccio o una storia bella è finita, quando comincio, sono anche curioso di capire dove la storia mi porterà… in pratica, ho la stessa emozione che ha chi poi lo legge.
Parlaci del tuo percorso da esordiente, tutto quello che hai fatto per arrivare alla pubblicazione.
In realtà (non so se per meriti o per fortuna) ho pubblicato finora quasi tutto quello che ho scritto… c’è qualcosa che è rimasto indietro, in effetti, ma probabilmente è perché non è abbastanza buono (a mio parere) da essere proposto (poi, chissà?). Questo per dire che tutto ha avuto inizio con una rivista letteraria online. Gli mandai qualche racconto che pubblicarono, poi decisero di provare a finanziare un libro cartaceo e bontà loro scelsero me. Si trattava di una raccolta di racconti (ancora reperibile, da qualche parte, online) che conteneva i miei racconti pubblicati da loro sulla rivista, è un racconto lungo scritto per l’occasione, così nacque “So chi sei… ed altre ossessioni”. Questo mi diede la convinzione che la strada era quella giusta e ho continuato ad andare avanti e tra le tante richieste di pubblicazione a pagamento (cosa che aborro nel modo più assoluto) arrivò quella (non a pagamento) di una piccola casa editrice di Cagliari che pubblicò il mio “Avamposto dell’Inferno”… da lì è cominciata la mia avventura, sebbene spesso irta di ostacoli e difficolà, cosa che non è mutata nel tempo, nonostante sia in procinto di pubblicare il mio undicesimo romanzo.
Pubblichi con casa editrice o in Self? In caso di Self cosa ti ha portato verso questa scelta?
Solo ed esclusivamente con CE NON a pagamento. Nulla contro il self, ma è una cosa che non farei mai.
Nelle tue storie c’è un messaggio di fondo? Qualcosa che vorresti trasmettere a chi legge i tuoi libri?
Forse che la paura fa parte della vita e che il mistero ne è parte integrante. Il mistero della vita e della morte, per esempio. Una blogger che ha recensito il mio “Cacciatori di Fantasmi” ha scritto proprio questo: (…) Non vi svelo la trama di questo romanzo, perché siete in grado di trovarla da soli. Non vi svelo neanche lo stile dell’autore, vi svelo però cosa racconta questo testo e perché lo trovo prezioso… Perché avete troppa paura di Madama Morte. Perché siete troppo attaccati alla vostra visione della vita. Perché siete a volte troppo schematici e troppo terrorizzati per fregiarvi del termine uomini. Ecco perché Cacciatori di Fantasmi è positivo: apre la porta e riversa nella carta (o nel byte) ogni nostra ansia, ogni terrore, ogni dubbio (…).
Preferisci cartaceo o ebook?
A me piace la carta… ma se qualcuno preferisce leggermi in elettronico, va bene lo stesso… basta che legga i miei libri.
Se dovessi trovarti su un’isola deserta e potessi portarti solamente tre libri, quali sceglieresti e perchè?
Sceglierei tre dei miei… diciamo AIRAM, Cacciatori di Fantasmi e Gli Artigli dell’Aquila. Perché? Perché sono la mia eredità, dimostrano con quanto amore faccio questo mestiere. Ma potrei citare qualsiasi altre dei miei: varrebbe lo stesso discorso.
Personaggio preferito? (in generale dei libri che hai letto, quello che ti ha più colpito per carisma, fascino, coinvolgimento)
Ogni personaggio, nei miei libri, come in quelli che ho letto di altri autori, è importante e ha un suo ruole definito che permette alla storia di andare avanti. E’ cattivo? Demoniaco? Buono? Astuto? Petulante? Insopportabile? Meschino? Coraggioso? Sia quel che sia, per me è importante.
Futuri progetti in campo editoriale?
Entro il 2021 dovrebbe uscire il mio nuovo romanzo (sempre per la Dark Zone)… un horror di tutto punto… vendette che arrivano dall’aldilà… indagini su morti rituali… persone coinvolte loro malgrado in situazioni più grandi di loro.
Poi, chissà… vedremo se qualcuno avrà ancora voglia di pubblicarmi e qualcun altro di leggermi
Hai qualche consiglio per chi si sta affacciando adesso in questo settore o vorrebbe provare a “buttarsi”?
Leggere, leggere, leggere, leggere… questo prima di provare a scrivere. Affinare la propria arte è molto difficile, ma ci si riesce solo carpendo i segreti di chi ce l’ha fatta. E poi, continuare a scrivere, finché ciò che vuoi proporre sia davvero pronto e che non lasci in te nessun dubbio. Perché se i dubbi sulla bontà del tuo romanzo li hai tu, stai certo che li avranno anche quelli che dovranno decidere di pubblicarlo. Infine, mai e poi mai, pubblicare a pagamento… ora dirò una cosa impopolare, ma chi se ne frega… se non trovi qualcuno disposto a scommettere su di te, sono due le cose: o non sei abbastanza bravo o non abbastanza fortunato, in ogni caso, pagare per essere pubblicati da farabutti che hanno una tipografia e si travestono da editori, non è altro che un fallimento annunciato.
Se volete scoprire qualche informazione in più su Fabio vi lascio il link del suo sito, andate a darci un’occhiata!
Gli artigli dell'Aquila
Titolo Gli artigli dell’Aquila
Anno di uscita 2019
Casa Editrice DARK ZONE EDIZIONI
Trama
La frase di presentazione è: E se il male più oscuro tornasse dal passato, sapremmo finalmente riconoscerlo?
La quarta di copertina recita che:
Il bene e il male scelgono a caso il loro campo di battaglia? Forse no, come dimostra questo romanzo, dove nulla avviene per caso, nemmeno la terribile tragedia che investe Lorenzo, un insegnante di origini tedesche, che si trova proiettato al centro di un intrigo che sembra valicare i limiti stessi della vita. Né, tantomeno, è un caso l’eredità che riceve dal nonno: i rapporti tra loro, infatti, non giustificano il lascito di un appartamento in uno dei più bei quartieri di Roma. Da qui parte un viaggio vorticoso nel passato, nella Germania a cavallo tra la fine della prima guerra mondiale e l’inizio della seconda; un percorso di ricostruzione millimetrico, un puzzle ricomposto attraverso indizi, fotografie, lettere e testimonianze. E, indagando, Lorenzo finirà per scoprire qualcosa di anomalo: tutti gli amici del nonno sono sopravvissuti ben oltre la normale soglia d’età, portandolo a chiedersi quale peso abbia avuto la seduta spiritica cui tutti loro hanno preso parte. L’unica cosa certa è che esiste un enorme segreto capace di comprimere le loro coscienze come un macigno. Un segreto sul quale Lorenzo dovrà cercare di fare luce a tutti i costi.
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