È già di nuovo Sabato ed è ancora una volta tempo dell’intervista della rubrica “Caffè Letterario”.
È la volta di Gina Marcantonini, che ci parlerà un po’ di sé e del suo libro Fiabe Sonnacchiose, pubblicato da Blitos.
Andiamo a scoprire qualcosa di più su questa autrice.
Come prima cosa direi di iniziare con le presentazioni. Dicci come ti chiami e nel caso di un nome d’arte raccontaci come lo hai scelto e perché?
Ciao a tutti, mi chiamo Gina Marcantonini e non ho un nome d’arte, ma ho scelto “Volare sulle ali di un libro” come dominio del mio sito e nome delle mie pagine social perché per me i libri sono le ali migliori che possiamo avere per andare in tutti i mondi che vogliamo.
Cosa posso offrirti? Caffè, The o Tisana? In caso di the o tisana quale gusto preferisci?
Non sono mai stata un tipo da caffè, né come posto né come bevanda perché non la gradisco, ma, quando rimane il luogo più comodo per certe occasioni, di solito prendo cioccolata calda d’inverno e succo d’arancia d’estate. Non amo i prodotti confezionati ma di solito questi due sono bevibili.
Come nasce la passione per la scrittura?
Ho cominciato a scrivere a undici anni quando, per gioco, ho iniziato a scambiare lettere con la mia migliore amica di allora. Lei era molto estroversa e giocava con chiunque, mentre io proprio non riuscivo a capire le dinamiche di una società di cui mi sentivo estranea e che, per motivi che ho capito solo in seguito, mi giudicava come introversa e chiusa. Lei era l’unica che si ritagliava sempre qualche minuto per venirmi vicino e giocare. Così abbiamo iniziato a scriverci per approfondire la nostra amicizia e dopo poco tempo ho iniziato ad avere un diario in cui scrivevo pensieri e poesie.
Cosa ti ha fatto dire “voglio scrivere un libro”?
In realtà non l’ho deciso, non in modo cosciente almeno. Quando a vent’anni sono diventata mamma, ho scelto come metodo educativo per i miei figli quello dell’esempio sotto forma di racconto. Sono nati così personaggi inventati sul momento che, sbagliando, capivano quale fosse la cosa giusta da fare e, con lui, anche i bambini. Pian piano i piccoli hanno capito il gioco e hanno aggiunto particolari, facendo nascere storie che un giorno abbiamo voluto appuntare su un quaderno per paura di dimenticarle.
Negli anni, mentre crescevano, ho continuato ad ampliarle e a scriverne altre, trovandomi col tempo ad averne un bel numero. Tuttora sto quasi vivendo di rendita ampliando, modificando o scrivendo il seguito di quelle storie.
Quale genere scrivi e come mai ti sei approcciata a quel genere?
Una volta lette le precedenti risposte, credo sia chiaro che io scriva favole e racconti per l’infanzia, e anche i motivi che mi hanno portato a farlo. Inoltre ho scoperto che mi viene naturale e finora mi sono discostata dal genere solo una volta, cimentandomi nel creare un breve fantasy per adulti che in questo momento sta partecipando a un concorso internazionale.
Qual è la prima cosa che ricordi di aver scritto?
La prima cosa in assoluto sono sicuramente le lettere alla mia migliore amica delle scuole medie.
E qual è invece la cosa che più ti imbarazza di aver scritto? Quella che a rileggerla ti viene da dire “ma cosa accidenti ho scritto?”
Sempre durante la scuola media, ho avuto, un po’ come tutti, le mie cottarelle per un ragazzino della mia classe. Dedicate a lui, ma in seguito anche all’amore in generale, ho scritto una serie di mini pensieri in rima, poesiole di tre righe, di cui tuttora m’imbarazza l’esistenza, anche se mi fa sorridere di tenerezza il pensiero della mia me stessa di quegli anni.
Parliamo del tuo processo creativo. Come nascono le idee per i tuoi libri?
La principale ispirazione arriva dalla mia infanzia cresciuta nella meravigliosa campagna romana tra ruscelli, vallate, tombe, boschi e grotte.
Ti definisci più Plotter o Pantser? Ti piace avere tutti i dettagli sotto mano della storia prima di iniziare a scriverla oppure scrivi più “di pancia”?
Entrambi. Nel senso che inizio scrivendo di getto, poi, mentre approfondisco, faccio ricerche e prendo note, a quel punto ho un quaderno che mentre scrivo è sempre vicino a me.
Scrivi a mano con quaderni, appunti, diari oppure direttamente al pc?
Anche qui uso un po’ tutto. Gli appunti preferisco averli nei quaderni, uno per ogni storia o gruppo di storie brevi, ma nel cellulare mi salvo le pagine dove ho trovato le notizie per le mie ricerche.
Ti piace ascoltare musica quando scrivi oppure preferisci il silenzio? In caso di musica, cosa ti piace ascoltare?
Amo la musica e amo il silenzio. Dipende molto dal racconto, o parte di esso, che sto scrivendo. Per alcuni ho bisogno di isolarmi e per questo scrivo di notte, mentre per altri certi tipi di musiche mi aiutano ad entrare nell’atmosfera che sto creando e a descriverla meglio.
C’è un posto preferito dove ti piace scrivere in un posto in particolare, diciamo un angolino tutto per te?
Se potessi, scriverei sempre all’aperto, seduta tra l’erba, ma il tempo e la tecnologia impongono spesso scelte diverse, così di solito scrivo sulla mia scrivania, ma quando faccio le scampagnate porto sempre con me un taccuino dove appuntare eventuali idee o riflessioni.
Quanto tempo impieghi per scrivere un romanzo?
Il primo romanzo ho impiegato dieci anni per finirlo, poi diventato una trilogia, ne ho scritto la seconda parte in circa quattro mesi. Lo scorso maggio ho impiegato due settimane per scrivere un raccontino di cinquanta pagine, mentre altre volta riesco digitare solo poche righe al giorno, quindi dipende molto dal libro, dai personaggi e dalla mia vita personale che, volente o nolente, influisce sulla concentrazione.
C’è un genere che non vorresti mai scrivere o che pensi di non riuscire a scrivere?
Non credo scriverò mai un romance, né tantomeno a leggerne, perché non riesco a parlare di vita quotidiana e tantomeno di giramenti mentali dovuti a sentimenti talmente belli ed estremi dall’arrivare oltre i limiti della parola umana.
Finora ho sempre scritto racconti di fantasia per bambini perché credevo di non riuscire a scrivere per gli adulti, ma poi lo scorso giugno ho partecipato ad un concorso che prevedeva di scrivere un testo apposito e un’idea è uscita fuori in modo inaspettato nei miei sogni notturni. Vedremo fra pochi mesi se è piaciuto, ma già l’esser riuscita a superare quello che credevo fosse un mio limite, lo ritengo un buon risultato.
Hai una writing routine particolare? Se sì cosa fai?
Scrivo la mattina dalle 4 a circa le 6, poi la sera dopo 20 finché non si chiudono gli occhi, che sono le ore prima e dopo il lavoro. Nel week end poi, salvo commissioni e uscite in campagna, mi dedico l’intera giornata a quella che è diventata la mia passione preferita.
Ogni volta apro il cellulare per controllare i social, partecipare ai gruppi di scrittura e aggiornare le mie pagine, poi accendo il pc, controllo a che punto sono le mie ricerche e mi ributto nel racconto.
Hai mai avuto il blocco dello scrittore e nel caso come l’hai superato?
Si, l’ho avuto più volte. Il più brutto l’ho avuto in un periodo in cui avevo abbandonato tutte le mie passioni per ricercare una normalità che la società m’imponeva, ma quando mi sono accorta che stavo morendo dentro, ho mollato tutto, tranne i miei figli, e ho deciso di vivere a modo mio, costi quel che costi, rinascendo e ritrovandomi. Da quando ho iniziato a scrivere in modo costante, ho avuto diverse volte altri blocchi e uso un metodo che, con le tante sfumature, mi fa aggirare o uscire dal problema: mi distraggo. Se posso, esco a fare una passeggiata in campagna, altrimenti scrivo o faccio ricerche di altri racconti che ho in cantiere (Ne ho più di quanti riuscirò mai a scriverne). L’importante è non arrendersi e non fermarsi mai.
Cosa provi mentre scrivi i tuoi romanzi?
L’emozione che prevale è una grande pace interiore, oltre al divertimento di come certi personaggi reagiscono alle situazioni che gli capita di vivere.
Ci sono sicuramente autori ed autrici che in qualche modo hanno influenzato il tuo stile, quali sono?
Il mio autore preferito rimane Ray Bradbury che, per quanto riguarda lo stile, credo sia lui più di altri ad avermi ispirato. Per me rimane un poeta del romanzo oltre che un visionario.
Un altro, mostro sacro della letteratura per ragazzi è Emilio Salgari, di cui amo la contestualizzazione dei luoghi per cui, se prendi un atlante, come facevo quando ero bambina, e ne segui le direzioni da lui descritte, ti sembra che i suoi viaggi si possano davvero fare, tanto dal pensare che quando sarai grande vorresti andare a cercare quei posti. Dopo di loro, ce ne sono ovviamente molti altri, tra cui potrei citare Michael Ende e Giulio Verne, ognuno geniale a modo suo.
Parlaci del tuo percorso da esordiente, tutto quello che hai fatto per arrivare alla pubblicazione.
Per tanto tempo ho scritto solo per me stessa e i miei figli. Ogni tanto mi è balenato il desiderio di una pubblicazione, ma mi capitavano solo case editrici a pagamento. Nonostante ciò ho collaborato per alcuni anni con giornali della zona dove abitavo, tra cui “La Gazzetta della Flaminia e il Corriere del Tevere”, su cui ho potuto pubblicare articoli, racconti e poesie. In un’occasione mi hanno pubblicato dei raccontini in una raccolta intitolata “Etica dell’amicizia”, edita dalla casa editrice Montecovello.
Pubblichi con casa editrice o in Self? In caso di Self cosa ti ha portato verso questa scelta?
Ho iniziato a pubblicare in self su Amazon circa tre anni fa, pensando che nessuna casa editrice seria prendesse mai in considerazione testi di una sconosciuta, dopo aver letto e studiato molto sull’argomento, mettendo sulla piattaforma sei libri in poco più di sei mesi.
Dopo un iniziale piccolo successo nella vendita, però, ho dovuto scontrarmi con la dura realtà, vedendo le mie opere quasi del tutto ignorate e ho iniziato a cercare di capire perché.
Ho investito su editing e grafica, ricevendo da tutti complimenti che non credevo di meritare, ma siccome questi complimenti arrivavano anche da chi non aveva interesse e vendermi nulla, ho deciso di provare il tutto per tutto inviando i miei manoscritti alle case editrici.
Mai avrei pensato che nel giro di 2 mesi potessi firmare il contratto con due piccole case editrici e un’agenzia letteraria.
Nelle tue storie c’è un messaggio di fondo? Qualcosa che vorresti trasmettere a chi legge i tuoi libri?
Scrivendo per le generazioni che formeranno la nostra società del futuro, cerco di trasmettere tra le mie semplici righe i valori di una società sana come l’altruismo, il saper guardare oltre le apparenze, l’amore per il pianeta e il ragionare con la propria testa.
Preferisci cartaceo o e-book?
Ho sempre preferito il primo per il profumo della carta, per il piacere che dà accarezzando le pagine con le dita e per la comodità di sottolineare le parti importanti. Detto ciò, però, c’è da dire che per testi da leggere velocemente gli e-book sono molto comodi, oltre che più economici.
Genere preferito da lettrice?
Fantasy, fantasy e ancora fantasy, con un pochino di fantascienza e di horror.
Se dovessi trovarti su un’isola deserta e potessi portarti solamente tre libri, quali sceglieresti e perché?
“Guarire con i simboli” di Neumayer e Stark, che insegna la medicina informazionale, il mio quaderno con gli appunti sulle Rune, dove ho riassunto i punti fondamentali di dodici libri, e il block notes dove potrei annotare le cose importanti e le osservazioni per sopravvivere.
Personaggio preferito? (in generale dei libri che hai letto, quello che ti ha più colpito per carisma, fascino, coinvolgimento.)
Il personaggio che ricordo con maggior piacere, che mi ha fatto vivere con entusiasmo tante avventure in giro per il mondo, è sicuramente Dirk Pitt, protagonista di tanti libri di Clive Cussler.
Futuri progetti in campo editoriale?
Tra i progetti più vicini, in ordine di tempo, c’è la seconda raccolta di favole che sarà edita con la stessa casa editrice del libro di cui vi parlerò oggi. Dopo c’è in programma l’uscita di un libro con la MEA, casa editrice di Napoli, ma entrò l’anno dovrebbe uscire anche un contratto che mi fornirà l’agenzia letteraria.
Inoltre in cantiere ci sono ancora tanti racconti, in parte terminati, in parte da finire o appena abbozzati, tra cui la mia prima trilogia, una collana di racconti epistolari e una raccolta di raccontini in cui un cagnolino racconta le sue avventure.
Hai qualche consiglio per chi si sta affacciando adesso in questo settore o vorrebbe provare a “buttarsi”?
Per chi sta iniziando ora a conoscere il campo dell’editoria consiglio prima di fare tante ricerche, anche fra i gruppi di facebook che pullula di emergenti, per capire se fa per lui. In questi gruppi potrà fare tutte le domande che desidera e poter valutare ogni cosa da tanti punti di vista.
Se poi qualcosa dentro di lui continua a spingerlo senza arrendersi, verso un mondo che è tutto fuorché semplice, allora lo spronerei a non arrendersi mai. L’unica cosa che ripaga sempre è la costanza nel portare avanti le proprie passioni senza se e senza ma. Non importano le ore di sonno perse, non importa se i primi anni investi tempo, soldi ed energie per qualcosa che sembra non arrivare mai, se a muoverti è quel fuoco inarrestabile chiamato spesso passione, allora i risultati arriveranno.
Fiabe Sonnacchiose
Titolo Fiabe Sonnacchiose
Anno di uscita 2021
Casa Editrice Blitos Edizioni
Trama
Fiabe sonnacchiose è una raccolta di nove piccoli racconti che parla al cuore dei più piccoli raccontando loro un legame indissolubile con la natura e gli animali, dal piccolo e tenero gattino al grande e forte lupo.
Antichi, ma ancora validi, valori, fanno da sfondo alla delicatezza di testi semplici da comprendere, che possono esser letti dagli adulti per accompagnare i piccoli nel dolce oblio della notte o usati come prime letture dai più grandi.
Corredato da meravigliose illustrazioni, il libro si presenta come un fantastico viaggio alla scoperta di mondi nuovi in compagnia di animali gentili e divertenti, gatti solitari e un simpatico fantasmino che animerà la lettura dei più piccoli trasportandoli dentro un meraviglioso castello incantato.
Il messaggio principale di questa raccolta di fiabe è andare oltre l’apparenza. Fiabe sonnacchiose diventa una moderna parabola della vita dove ognuno di noi non è l’etichetta che gli viene affibbiata.
Più di un libro di favole. Alla fine dei racconti i piccoli lettori troveranno delle immagini da colorare che potranno poi postare sul sito volaresullealidiunlibro.com e vincere dei simpatici premi nei
concorsi “COLORA UNA FAVOLA” che periodicamente vengono indetti.
Curiosità sui personaggi
La maggior parte dei protagonisti che si trovano nelle mie favole sono alter-ego di animali o persone che ho conosciuto nella mia vita. Ad esempio “il gatto bianco come la luna”, protagonista della prima favola di questa raccolta, rappresenta il mio gattino Minic, enorme e dolcissimo gattino schivo che si faceva avvicinare solo da me e solo alle sue condizioni. Le figure femminili sono parti della me stessa bambina che ancora vivono in qualche angolino del mio cuore, mentre il drago è il mio animale mitologico preferito.
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