Bentornati ad un nuovo appuntamento settimanale con la rubrica Caffè Letterario.
Oggi abbiamo ospite Ilaria, un’autrice Romance che ha pubblicato già quattro libri, di cui l’ultimo, “Il patto dei mille giorni”, da pochissimi giorni.
Ilaria, permettetemi un piccolo commento personale, è una persona gentilissima, disponibile, simpatica, oltre ovviamente una
bravissima scrittrice, perciò è veramente un piacere averla ospite nel mio piccolo angolino del caffè letterario virtuale.
Fatta questa piccola ma doverosa premessa vi lascio alla sua intervista.
Come prima cosa direi di iniziare con le presentazioni. Dicci come ti chiami e nel caso di un nome d’arte raccontaci come lo hai scelto e perché?
Mi chiamo Ilaria e lavoro in ambito sanitario. Da qualche anno mi piace definirmi autrice romance, autopubblico con uno pseudonimo che ho inventato e che ormai mi appartiene più di quanto pensi.
Cosa posso offrirti per accompagnare la nostra chiacchierata? Caffè, The o Tisana?
Assolutamente caffè, quasi amaro. È la bevanda che amo di più. Io saprei dirti, anche senza orologio, che sono le ore undici, ogni mattina, solo perché so che devo prendere il caffè!
Vada per il caffè anche per me allora. Ma iniziamo con le domande “corpose”. Cosa ti ha fatto dire “voglio scrivere un libro”?
Non l’ho mai detto! Io ho scritto un libro, sulle note di un telefono, notte dopo notte, perché avevo questa storia nella testa, con cui convivevo ogni minuto. Quando mi sono seduta davanti a un pc e ho messo insieme i pezzi è bastato aggiungere dei passaggi e un paio di capitoli di collegamento e tutto ha assunto un senso. Ho impaginato, ho creato una cover. Ma era un erotico e pubblicare a mio nome era impensabile. Il romanzo è rimasto lì per un anno intero e penso di aver fatto un errore perché pubblicare nel primo lockdown sarebbe stata una mossa di marketing vincente. Avevo bisogno di esserne davvero convinta. Ad agosto 2020 è arrivata la convinzione giusta.
Dal secondo romanzo ho velato la vena erotica e ormai scrivo romance contemporanei, con un giusto pizzico di sensualità.
Qual è la prima cosa che ricordi di aver scritto?
A diciassette anni, il primo romanzo era un thriller, protagonista uno di quei serial killer anni novanta. Si chiamava Favola di sangue. È nella mia libreria, rilegato con una spirale in plastica e un foglio rosso come copertina. Poi ho iniziato a scrivere romanzi rosa e ho continuato negli anni universitari. A un anno dalla laurea mi sono fermata e non ho scritto più nulla per quindici lunghissimi anni.
E qual è invece la cosa che più ti imbarazza di aver scritto? Quella che a rileggerla ti viene da dire “ma cosa accidenti ho scritto?”
Un rosa adolescenziale, quello che oggi definirebbero uno young adult. Con storia di droga annessa. A vent’anni facevo ancora l’errore di lasciarmi influenzare troppo da quello che vedevo e leggevo, non riconosco uno stile personale, sebbene molte di quelle idee siano originali per l’epoca!
Parliamo del tuo processo creativo. Come nascono le idee per i tuoi libri?
Da una scena. La vedo, la costruisco. La butto giù. Poi arrivano i dettagli e in genere metto giù un incipit per vedere se mi convince.
Plotter o Pantser? Ti piace avere tutti i dettagli sotto mano della storia prima di iniziare a scriverla oppure scrivi più “di pancia”?
Un mix direi. Perché io di natura sarei assolutamente Pantser, ovviamente con il plot già correttamente definito. Ma negli anni sto correggendo questo disordine mentale e gli ultimi due romanzi sono stati scritti in ordine cronologico.
Scrivi a mano con quaderni, appunti, diari oppure direttamente al pc?
Dopo il primo romanzo mi è rimasta la bruttissima abitudine di creare sul telefono. La gran parte di ogni mia storia continua a nascere lì.
Ti piace ascoltare musica quando scrivi oppure preferisci il silenzio? In caso di musica, cosa ti piace ascoltare?
Scrivo in silenzio assoluto, spesso a letto, ma capita che mi ritrovi a dettare molte scene sulle note del telefono per strada, mentre cammino per andare al lavoro.
Quanto tempo impieghi per scrivere un romanzo?
Dipende. Te li elenco in ordine decrescente. Il significato della parola fine è stato il più complesso e articolato e ci ho impiegato quasi un anno a chiudere il cerchio. Il patto dei mille giorni l’ho vissuto nella testa per otto lunghi mesi intervallati da periodi di fitta produzione ad altri di riflessione o altri esercizi creativi (conosci EDS?). Dopo un milione di parole in circa tre mesi. Una notte a Milano è finito in due mesi, ma l’ho rieditato e ci ho rimesso mano almeno tre volte.
C’è un genere che non vorresti mai scrivere o che pensi di non riuscire a scrivere?
Il fantasy. Perché anche cinematograficamente ho abbandonato un po’ il genere quindi dovrei studiare davvero tanto per approcciarne. Credo che ricomincerò ad appassionarmi quando uscirà un certo Pasquini. (Ndr hanno parlato bene anche a me di questo autore, chissà cosa presenterà?)
Hai mai avuto il blocco dello scrittore e nel caso come l’hai superato?
Ancora no!
Cosa provi mentre scrivi i tuoi romanzi?
Considerato che posso dedicarci davvero poco tempo nell’arco di una giornata, vivo la febbrile sensazione di avere finalmente il mio spazio da dedicare alla scrittura. Ovviamente la pagina Instagram richiede tanto tempo e impegno quindi purtroppo tendo a dedicare spesso più tempo a quello che non alla scrittura.
Pubblichi con casa editrice o in Self? In caso di Self cosa ti ha portato verso questa scelta?
Mi piace l’autonomia con cui gestisco tempi e modi della pubblicazione.
Nelle tue storie c’è un messaggio di fondo? Qualcosa che vorresti trasmettere a chi legge i tuoi libri?
Nonostante la leggerezza del genere, perché per me lo scopo della lettura è in primis lo svago, il lasciar vivere una vita diversa lontana e romantica, ho inserito in ogni romanzo qualche elemento profondo che renda la storia realistica, che ti lasci qualcosa alla fine. “Il significato” sicuramente è quello più forte, tratto dell’interruzione volontaria di gravidanza e di una donna che riesce in un mestiere da uomo, è uno dei primi Carabinieri donna.
Preferisci cartaceo o ebook?
Leggo esclusivamente ebook nell’ultimo periodo. Soprattutto perché leggo molti amici esordienti.
Autore preferito?
Con questa domanda mi hai fatto pensare a quante volte ho cambiato idea in questi anni! Patricia Corwell era un mito assoluto, coniugava la mia passione per la medicina con il thriller.
Poi ho letto quasi tutto l’erotico esistente. Sono passata gradatamente a leggere molto più italiano, ho amato il primo Faletti, ho letto qualsiasi cosa di Maurizio De Giovanni, oggi il romance occupa gran parte delle mie letture e in assoluto la mia preferita è Bianca Marconero.
Se dovessi trovarti su un’isola deserta e potessi portarti solamente tre libri, quali sceglieresti e perché?
- I miserabili. Lo adoro. È l’intreccio perfetto di luoghi persone e epoche.
- La trilogia di Ken Follett. È un libro che devo leggere, ma ho difficoltà a trovare la giusta concentrazione, sono anni che rimando. Su un’isola deserta sarei davvero costretta a farlo.
- Un libro di un esordiente che ho letto senza conoscere l’autore e mi è piaciuto molto. Ora avrei voglia di rileggerlo, con calma, dopo che ho conosciuto bene chi c’è davvero dietro le pagine.
Hai qualche consiglio per chi si sta affacciando adesso in questo settore o vorrebbe provare a “buttarsi”?
Di essere originale. Ormai con l’autopubblicazione ci sono anche 40 nuovi titoli a settimana di soli romance e spesso le trame e i protagonisti si assomigliano un po’ troppo.
Il Patto dei mille giorni
Il mio nuovo romanzo rosa parla di un amore amore conteso.
La scena di questi due amici che si stringono la mano, consapevoli di non voler litigare per una donna, eppure sicuri che è quello che accadrà se non mettono dei limiti dei freni delle regole è in realtà il mero espediente per raccontare due tipi di amore contrapposto, e come la protagonista femminile reagirà ad essi.
Il tema principale che affronta è che l’amore, quello vero, riesce a guarire persino le insicurezze e le crepe che tu stessa hai creato nella tua vita.
Ho amato interpretare tre uomini diversi! Cimentarmi con il POV maschile mi piace moltissimo, stavolta con tre ho voluto esagerare… e non saprei scegliere il mio preferito, ognuno a modo loro è fondamentale nella storia.
Perché leggerlo? Perché ognuno di noi è stato almeno una volta nella vita conteso tra due persone opposte eppure complementari. Perché la storia tocca tre vite intrecciate, dai diciotto ai trent’anni.
Perché si passa dagli scenari di un paese Italiano di provincia all’atmosfera universitaria di Cambridge, magica e romantica.
Sinossi :
Il patto dei mille giorni
Contemporary Romance
Hate to love e Friends to lovers
POV alternato
Autoconclusivo
E-Book – Cartaceo
Gratis su Kindle Unlimited
«Quanto vale un amore? Più di un’amicizia?»
Andreas e Federico, ventunenni, aspiranti medici, completamente agli antipodi nell’animo e nel fisico, non hanno dubbi sul valore della propria amicizia.
Fino al giorno in cui arriva nelle loro vite la bella e spregiudicata Claudia.
Entrano in competizione per lei, ma nessuno dei due osa fare il primo passo, finché non capiscono che potrebbero perderla entrambi.
L’irrazionale diventa d’improvviso realtà; la passione sostituisce ogni sensato ragionamento.
Una stretta di mano. Un patto segreto tra loro.
Mille giorni per uno. Senza interferenze, senza litigi o gelosie da parte dell’altro.
E solo alla fine, sarà Claudia a decidere chi dei due diventerà la sua scelta definitiva.
Estratto:
«Perché io sono rimasto con il cuore di un ragazzo che stringeva la mano al suo migliore amico, per un patto. Per una occasione. Per due pezzi di vita e una donna che sento ancora dentro. E non come un tarlo, accezione così negativa. Piuttosto come un pensiero, che rimbalza tra il cuore e la testa, a seconda dei giorni, o di quello che mi succede intorno. Un pensiero che riposa negli occhi, perché la vedo ancora. E che staziona sulle labbra, perché è l’unica donna di cui non abbia ancora dimenticato il sapore».
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