Bentornati alla rubrica settimanale con le interviste ad Autori e Autrici emergenti.
Per l’incontro di oggi del nostro “Caffè Letterario” abbiamo il piacere di avere con noi Massimo Procopio, alias Max Penna, che ci parlerà un po’ della sua storia e del suo percorso come scrittore.
Direi di iniziare con una curiosità, pubblichi sotto pseudonimo, parlaci del perché e di come è stato scelto.
Mi chiamo Massimo Procopio, ma pubblico con lo pseudonimo di Max Penna. Ho scelto questo nome perché è più corto, facile da ricordare e lascia il dubbio che possa essere scritto da un autore anglosassone. La fantascienza italiana non ha mai avuto grande successo, quindi, con questo pseudonimo, speravo di ottenere un po’ di fiducia in più da parte dei lettori. Come scrivo in una nota introduttiva all’interno del romanzo, cresciamo con delle credenze che sono difficili da smantellare. Ad esempio che l’ambientazione italiana non si presti bene ad un libro di fantascienza. Da questo punto di vista però ho deciso di rischiare ed ho ambientato il romanzo in Italia, con personaggi italiani.
Cosa posso offrirti Max per accompagnare la nostra chiacchierata virtuale?
Tocchi un punto dolente per coloro che cercano di offrirmi qualcosa. In realtà io bevo quasi solo acqua. Il caffè e il the non mi piacciono e mi basta un po’ di semplice gelato al caffè a cena per non dormire fino alle 4 di notte (lo dico per esperienza reale). Qualche volta bevo tisane di vario tipo, ad esempio con zenzero, limone, rosa canina o liquirizia.
Come nasce la passione per la scrittura?
Anche in questo sono un autore atipico. In realtà non ho la passione per la scrittura. Scrivo solo quando ho qualcosa da dire, e lo puoi vedere da quanto tempo passa tra le mie pubblicazioni.
Cosa ti ha fatto dire “voglio scrivere un libro”?
È da quando ero un ragazzino che archivio idee, anche per possibili romanzi, ma non ho mai preso in considerazione l’idea di scrivere seriamente. Un giorno però, un mio collega, con cui ho avuto il piacere di discutere di molte delle mie idee, mi disse che avrei dovuto scrivere un libro. Presi quel semplice consiglio sul serio, e scrissi questo romanzo.
Quale genere scrivi e come mai ti sei approcciato a quel genere?
Io scrivo solo fantascienza e penso che scriverò solo questo genere di romanzi. Principalmente perché sono quelli che preferisco, ma soprattutto perché è un genere che si presta bene a raccontare quello che ho sempre avuto in mente. Un po’ di filosofia e scienza di confine applicata, per poter rispondere ad una domanda fondamentale che mi pongo ormai da decenni: “Cosa succederebbe se applicassimo questa teoria al mondo reale?”
Qual è la prima cosa che ricordi di aver scritto?
In realtà, tranne le bozze di idee archiviate, questo romanzo rappresenta la prima cosa che ho scritto. Se poi vogliamo andare a considerare tutto, in ogni ambito, allora possiamo partire dal mio tema di maturità, che considero la mia prima opera. Inaspettatamente, infatti, quello che scrissi colpì molto la commissione esterna tanto che all’interrogazione orale, una professoressa mi accolse con: “Lei è il famoso Procopio!” Io rimasi un po’ sconcertato. Risposi: “Famoso per cosa?” Ero tutt’altro che famoso infatti; non mi facevo notare molto. Lei però mi disse che il mio tema, tra l’altro avevo scelto la traccia scientifica, aveva colpito la commissione per come lo avevo scritto e per i concetti, ed avevo preso il massimo dei voti. Ricordo che avevo scritto qualcosa di molto ardito, interpretando la traccia anche in modo inverso a quanto proposto, perché richiedeva di parlare delle grandi menti scientifiche e del loro apporto allo sviluppo della conoscenza, ed io, invece, dopo aver analizzato i meriti di alcuni grandi pensatori, passai ai loro demeriti che nessuno considera, ma purtroppo esistono, e dei rallentamenti che crearono nell’accettare nuove teorie scientifiche. A sostegno delle mie tesi, reinterpretai la vita di una mosca in relazione alla velocità delle percezioni tipiche di questi insetti, per dimostrare matematicamente quanto sia facile rimanere ingannati dalle proprie credenze e posizioni, e rivalutando la durata della loro vita secondo il loro tempo, che è molto diverso dal nostro. Ricordo che mentre sviluppavo il tema, pensai: “o lo odieranno o lo ameranno”, e lo feci consapevolmente. Nel quinto anno di liceo la mia media negli scritti di Italiano era 5, perché secondo il professore il mio stile era troppo scientifico (io ho sempre scelto le tracce scientifiche) e a lui non piaceva e mi diceva sempre di moderarmi. In quel momento, invece di seguire i consigli del mio professore, feci l’opposto e calcai ancora di più la mano. Fui fortunato. Piacque molto e incredibilmente piacque anche al mio professore che si complimentò con me dicendomi che quella volta avevo fatto un ottimo scritto. Vorrei tanto poterlo rileggere, ma non mi è rimasto nulla in mano. Mi piacerebbe anche poter ringraziare quei professori della commissione esterna, che furono tra i primi a credere davvero in me. Ci fu infatti un battibecco al momento della definizione del mio voto finale, secondo quanto successivamente mi raccontò il mio professore d’Italiano che era il rappresentante interno. I professori della commissione esterna di Italiano e Fisica (le materie che portai all’esame) volevano darmi il massimo, mentre il presidente non voleva distaccarsi troppo dal voto con cui ero stato presentato, che era solo discreto (grazie al professore d’Italiano che mi abbassava nettamente la media). Fortunatamente quelle professoresse non cedettero e trovarono un accordo abbassando il voto solo di un punto. Sono veramente grato a loro, e spero che questa mia gratitudine possa raggiungerle in qualche modo.
E qual è invece la cosa che più ti imbarazza di aver scritto? Quella che a rileggerla ti viene da dire “ma cosa accidenti ho scritto?”
Come dicevo, non è che abbia scritto poi chissà quanto. Fino ad ora non c’è nulla che mi abbia imbarazzato.
Parliamo del tuo processo creativo. Come nascono le idee per i tuoi libri?
Nascono negli anni. Non ci penso su. Arrivano le idee, le archivio, e, quando arriva la scintilla, le sviluppo di getto, tutte in una volta.
Plotter o Pantser? Ti piace avere tutti i dettagli sotto mano della storia prima di iniziare a scriverla oppure scrivi più “di pancia”?
Difficile rispondere a questa domanda. In realtà le storie sono più o meno completamente definite nella mia testa. Scrivo solo due o tre parole chiave in qualche file di testo che poi archivio per evitare di scordarle, visto che spesso passano anni. Però poi, mentre le trascrivo al pc, spesso mi portano da un’altra parte e non posso fare altro che seguirle. Quindi possiamo dire che parto con tutti i dettagli ben definiti in testa, ma poi seguo il flusso di idee che si generano durante scrittura.
Scrivi a mano con quaderni, appunti, diari oppure direttamente al pc?
Il libro vero e proprio lo scrivo al Pc. Le idee invece, su qualsiasi tipo di supporto. Molte idee le ho scritte anche in macchina o sul treno con il nokia 6600. Quando arrivano, cerco di scriverle. Poche parole, giusto per archiviare l’idea.
Ti piace ascoltare musica quando scrivi oppure preferisci il silenzio? In caso di musica, cosa ti piace ascoltare?
Direi che in casa mia non esiste il silenzio. Ho sempre studiato con la musica e continuo a lavorare con la musica, specialmente se devo realizzare qualcosa in poco tempo. Mi aiuta a concentrarmi perché mi distacca dalla realtà che mi circonda. Solitamente ascolto dall’Hard Rock al Metal.
C’è un posto preferito dove ti piace scrivere in un posto in particolare, diciamo un angolino tutto per te?
No. Scrivo ovunque, con qualsiasi Pc. Però sono più veloce al fisso, visto che ho una bella tastiera comoda.
Quanto tempo impieghi per scrivere un romanzo?
La scrittura è veloce e di getto, anche perché, essendo informatico scrivo molto velocemente, ma non sono costante. Ad esempio questo romanzo l’ho scritto in due tempi da poche settimane di intensa scrittura, separati da diversi mesi tra loro.
Questo perché il romanzo in realtà si divide in due parti. La prima è più culturale e avvicina il lettore ad una diversa interpretazione della realtà. La seconda è più di azione, conseguenza del nuovo punto di vista del protagonista, e spero anche del lettore. Adesso sto scrivendo il nuovo romanzo e sono nella stessa situazione: prima parte conclusa da mesi, la seconda devo iniziarla. Dopo la scrittura poi passano altri mesi, in cui attendo di “dimenticare” quello che ho scritto per rivalutarlo meglio dal punto di vista del lettore. In questa fase faccio da correttore di bozze ed editing.
C’è un genere che non vorresti mai scrivere o che pensi di non riuscire a scrivere?
Romanzi rosa. Non fanno per me.
Hai una writing routine particolare? Se sì cosa fai?
No. Scrivo come mi viene, quando mi viene.
Hai mai avuto il blocco dello scrittore e nel caso come l’hai superato?
No, perché in realtà non sono uno scrittore e non devo necessariamente esserlo. Scrivo solo quando ho qualcosa da dire, altrimenti faccio altro.
Cosa provi mentre scrivi i tuoi romanzi?
Difficile spiegarlo. Spesso mi sembra di essere in trance e di essere il vettore di un fiume di parole che non saprei definire da dove arrivano.
Ci sono sicuramente autori ed autrici che in qualche modo hanno influenzato il tuo stile, quali sono?
Non saprei dirlo. Posso al massimo dirti quali sono gli autori che apprezzo di più. Sicuramente Philip K. Dick e Richard Matheson. Invece non gradisco molto lo stile troppo prolisso, tipo Stephen King ad esempio.
Parlaci del tuo percorso da esordiente, tutto quello che hai fatto per arrivare alla pubblicazione.
In realtà non ho fatto granché. Sono andato diretto sul Self Publishing, ho fatto tutto da solo e in pochi giorni ero pubblicato. Poi però ho capito che dovevo fare promozione, e sono entrato in contatto con tanti altri scrittori con cui abbiamo intrapreso un viaggio a volte molto emozionante, fino a fondare il Collettivo Scrittori Uniti.
Pubblichi con casa editrice o in Self? In caso di Self cosa ti ha portato verso questa scelta?
Sono partito con il Self, come dicevo, più che altro perché reputavo il mio romanzo un po’ troppo fuori dalle righe per poter essere accettato da una casa editrice. Negli anni ho comunque provato a vedere cosa ne pensavano alcune case che credevo potessero essere interessate, ma solo una mi rispose, e proprio come pensavo, mi disse che il romanzo non era in linea con loro politica editoriale. Poi però ho conosciuto Saga Edizioni, e tutto è cambiato. Adesso i miei libri sono sotto contratto con questa nuova realtà editoriale, e devo dire che, conoscendola, sto apprezzando sempre di più la loro capacità d’iniziativa, nonché la loro professionalità, e penso stiano facendo scelte molto coraggiose ma oculate. Una casa editrice totalmente al femminile e quelle che ho conosciuto sono tutte donne estremamente capaci.
Nelle tue storie c’è un messaggio di fondo? Qualcosa che vorresti trasmettere a chi legge i tuoi libri?
Sì. I miei romanzi sono intrisi di messaggi. Ne dico solo uno: attenzione alle vostre credenze, perché vi portano in sentieri delimitati e vi fanno perdere la capacità di percepire le diverse realtà che vi circondano.
Preferisci cartaceo o ebook?
Il cartaceo, ma l’ebook è più ecologico e leggero, specialmente se si usano display e-Ink. Quindi uso entrambi.
Genere preferito da lettore?
Fantascienza.
Autore preferito?
Richard Matheson.
Se dovessi trovarti su un’isola deserta e potessi portarti solamente tre libri, quali sceglieresti e perché?
Un libro di Fisica, uno di Botanica ed uno di Erbe mediche. Sono un tipo pratico.
Personaggio preferito? ( in generale dei libri che hai letto, quello che ti ha più colpito per carisma, fascino, coinvolgimento)
Mi ha colpito molto il Professor Robert Langdon, di Dan Brown. Anche se non è il mio genere, i suoi libri mi sono piaciuti molto.
Futuri progetti in campo editoriale?
“Il Mondo Involuto”. Sarebbe il secondo volume de “La Cospirazione degli Involuti”. Anche se questo è un libro autoconclusivo, i paradossi temporali nel romanzo aprono le strade ad ulteriori sviluppi che ho in mente da tempo.
Hai qualche consiglio per chi si sta affacciando adesso in questo settore o vorrebbe provare a “buttarsi”?
L’unica cosa che posso consigliare è di evitare le case editrici a pagamento. Non ho avuto esperienze dirette con loro, ma ne ho sentite di storie tra i vari scrittori che ho conosciuto.
Parliamo adesso più nello specifico del tuo libro e del tuo rapporto con Saga.
Come nasce l’idea de La cospirazione degli Involuti?
Il mio intento era quello di dimostrare che un mondo migliore è possibile, e l’ho descritto nel libro spiegando anche come deve essere strutturato per poterlo realizzare.
Quanto tempo hai impiegato per scriverlo?
Tempo di scrittura effettivo, circa uno o due mesi, ma con la mega pausa tra le due parti, la rivalutazione ed il controllo di quanto scritto, quasi due anni.
Come nascono i personaggi del tuo libro?
Dal nulla, nascono mentre scrivo. I personaggi sono secondari. Quello che mi preme di più raccontare sono le idee.
Come sei entrato in contatto con Saga?
Mi diede il loro contatto un mio amico scrittore con cui ho condiviso anni di fiere. Non ero alla ricerca di una casa editrice, ma lui me ne parlò bene quindi provai a presentare loro le mie opere e in poco tempo mi proposero un contratto per entrambi i miei romanzi.
Come giudichi la tua esperienza con questa casa editrice?
Fino ad ora posso dire che sono veramente capaci. Secondo me ci sanno fare e sembra anche che sappiano quando fermarsi per evitare di fare il passo più lungo della gamba, ma facendo comunque scelte coraggiose. Oltretutto hanno una selezione di romanzi e autori che rompono un po’ gli schemi di quanto viene pubblicato in Italia, quindi non posso fare altro che apprezzarli.
Hai in programma altri progetti con Saga?
Spero che saranno interessati anche ai miei prossimi romanzi, ma devo anche considerare che hanno il calendario già pieno per i prossimi anni. Quando finirò il terzo romanzo, vedremo a che punto sarà arrivato il loro calendario.
C’è un messaggio particolare che vuoi far passare con il tuo libro?
Come dicevo prima, i miei libri sono intrisi di messaggi. All’inizio del romanzo ho anche scritto una nota per esprimere i miei intenti. Spero vengano colti. Mi piacerebbe un mondo utopico in cui ognuno collaborasse per il bene di tutti, ma questo richiede grosse doti di comprensione e capacità di spostarsi dal proprio punto di osservazione. Quindi bisogna prima allenare la mente a comprendere quando veniamo ingannati dai nostri stessi pensieri.
La Cospirazione degli Involuti
Titolo: La Cospirazione degli Involuti
Anno di uscita: 2022
Casa Editrice : Saga edizioni
Trama
Il romanzo si intitola “La Cospirazione degli Involuti”, pubblicato per la prima volta nel 2014 in Self Publishing, seguito da una seconda edizione nel 2017, sempre in Self, in cui aggiornai la copertina con l’opera di una bravissima disegnatrice. Questa è la terza edizione e questa volta è edito da Saga Edizioni.
Il romanzo racconta dell’avventura di un trentenne che, per errore, viene trasferito indietro nel tempo di 200 anni. In questa realtà temporale scoprirà un mondo totalmente diverso da quello che aveva studiato sui libri di scuola. Scoprirà anche di essere involuto rispetto alla popolazione del periodo. Infatti quel popolo, estremamente evoluto, ha capacità telepatiche e telecinetiche, una incorruttibile etica, empatia e saggezza. La vita media è circa doppia rispetto a quella dei nostri tempi, e non hanno bisogno di lavorare per vivere. Nella prima parte del romanzo, il protagonista sarà costretto a studiare per evolvere e tornare al suo tempo, ma superato lo shock iniziale, si lascerà prendere da quella incredibile saggezza e cultura, e cambierà il suo modo di vedere il mondo. Imparerà ad amare quella società così tanto che farà di tutto per evitarne la scomparsa. Svilupperà, quindi, delle doti straordinarie e, viaggiando nel tempo, scoprirà come e perché quella società verrà cancellata. Non posso dire altro per non spoilerare troppo. Posso però dire che è sicuramente l’ideale per gli appassionati dei paradossi temporali, ma anche per coloro che apprezzano romanzi che analizzano in modo critico le società, un po’ come si faceva negli anni d’oro della fantascienza.
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