Eccoci con la seconda intervista della rubrica “Caffè Letterario”.
Oggi abbiamo il piacere di avere come ospite Viviana Fornaro Brambilla, una giornalista da oltre un decennio oltre che una scrittrice.
Ci racconterà qualcosa di più su di se, sulla sua passione per la scrittura e per il giornalismo. A differenza dell’intervista scorsa non sarà una serie di domande botta e risposta, ma un unico testo, come se fossimo realmente davanti ad un buon caffè.
Non perdiamo altro tempo ed andiamo a conoscere insieme Viviana.
Eccomi qui, meno di persona ma più di spirito! Avrai intuito che hai a che fare con una testa pazzerella e proprio questa definizione, appartiene a chi sa osare, a chi è disposto a sacrificare qualcosa pur di arrivare all’obiettivo preposto. Ecco, io sono così: una donna che rispecchia in tutto e per tutto le caratteristiche, doti e punti di forza dell’acquario, segno che mi vede sguazzarci dentro (e fuori) da ben 29 anni!
Dunque: 11 trascorsi con carta e penna in borsetta, da vera detective di strada (i cronisti che ora scarseggiano), un anno appena nelle vesti di madre e quasi due in quelle di moglie. Un trionfo, se penso che inizialmente il mio unico amore erano scrittura e lettura. Quest’ultima, preziosa confidente dall’età adolescenziale, ha fatto sì che monopolizzassi terre e territori.
La redazione mi “inviava” in luoghi inesplorati ed io trovavo la notizia ricercata, attesa, imprendibile. Non badavo a tempo, notte e festivi: io ero sempre sul pezzo. Nel 2016, a Rimini, ho riscosso il mio primo riconoscimento alla carriera giornalistica: Premio Internazionale Rimini-Europa, in qualità di giornalista e blogger. Il mio cuore lacrimava a festa, le campane accompagnavano gli applausi dei presenti (sconosciuti), ricompensando del vuoto dei miei cari, in quel dì Milano.
Successivamente, ho stretto contatti con “divi” o pseudo tali del mondo dello spettacolo: tempo sei mesi e ho inserito la retromarcia. Quel finto oro che luccicava, non faceva per me. Io dovevo tornare alla gente comune, a chi perdeva lavoro ingiustamente, alle giovani madri in cerca di comunità, alle feste di paese, ai complotti politici, alla vita (seppur frenetica) ma vera.
Insomma, Viviana era appagata davvero quando intervistava chi si sporcava le mani e chi se le curava per immagine.
I libri sono “semplicemente” un divenire naturale, caro Daniele. Per me, la fame di scrittura, è uno stile di vita, una ragione per esprimermi al meglio, nero su bianco, più di una conversazione che vola nell’aria e non si ferma più.
A bordo di un arcobaleno, è la mia prima “fatica” letteraria, concepita in piena pandemia, durante la dolce attesa. Un successo autobiografico senza precedenti: le emozioni vissute, i ringraziamenti speciali che riservo ai nonni materni, sono stati apprezzati dal pubblico, così come dai diretti interessati. 180 pagine di amore, vita, confidenze, preoccupazioni date, ahimè, dal periodo storico che stavamo vivendo.
Credo che laddove ci sia energia mista a sincerità, le persone comprendono meglio le storie altrui e da lì, ne traggono speranza. A marzo, quindi dopo due mesi dall’uscita del primo libro, pubblico A.A.A. Cercasi partner con lo stesso nome, edito Cavinato International che ringrazio sempre (e anche lui me, obiettivamente).
La trama di quei due omonimi, l’avevo scritta in testa un mattino di fine dicembre. Al contempo, però, usciva la prima scrittura, di conseguenza, ho preferito attendere per non sbiadire quell’arcobaleno a me caro. Di pancia, in sole due settimane, ho portato a termine un racconto rosa (a cui seguirà il secondo), digitando parola dopo parola, sulla tastiera del mio pc.
Niente musica sottofondo, solo le lallazioni di mia figlia che portano sempre buon vento! Mi definisco un genio, prima che possano definirmi tale. Una mamma che nei ritagli, inforna pizze, torte e apre l’ultimo file.
Proseguiamo a ‘mo di intervista colloquiale, davanti ad un caffè, che preferisco di gran lunga rispetto ad una tisana. Un caffè macchiato caldo è sempre gradito, anche d’estate, come adesso con 40gradi all’ombra. Non si dice mai di no, specie se l’interlocutore ha con sé domande intelligenti da cui si aspetta senz’altro risposte all’altezza.
Ho con me i tovaglioli. Insisto per offrirli in questo contesto insolito e virtuale a cui non ci si abitua mai abbastanza.
La passione per la scrittura nasce sin dalle elementari quando il mio primo pezzo (quello che in gergo viene chiamato articolo) vergeva sulle notizie delle torri gemelle. Correva l’anno 2003, quindi due anni dopo, quando scrissi dell’incontro del tutto casuale con il re di Striscia la notizia, Ezio Greggio, in volo verso Roma come me ed i miei nonni che accorrevamo al matrimonio degli zii.
Amavo riportare, dedicare attenzione a ciò che vivevo e sapendolo fare con una certa abilità, mi divertivo, difatti era sì un buon compito scolastico ma anche un piacevolissimo passatempo, oltre alla pallavolo. Nei miei articoli, a ci resto fedele rispettando le note deontologiche dell’ordine a cui sono iscritta dal 2015, aggiungo sempre spunti di riflessione, gli stessi che non mancano nei miei libri che pubblico presso una casa editrice italiana, del nord, per tutelare le opere letterarie. Credo molto in questo aspetto, spesso preso superficialmente.
A tal proposito, ne approfitto per fare un appello a tutti gli emergenti: non divulgare stralci di vostri lavori, sui social. La rete è piena di ladri di vignette, come li reputo io. Vanno conservati e affidati solo quando si è stretto un accordo serio e fruttuoso da ambedue le parti.
La sensazione che provo, una volta ricevuta la mail “Sig.ra Fornaro, siamo lieti di considerare il suo manoscritto e pertanto procederemo con l’invio del contratto?”, Beh, salto sulla sedia come il grillo di Pinocchio e nel frattempo mi faccio un pizzicotto per sapere se sto sognando. Wow! Io vivo di emozioni e credo che se il mondo provasse per un momento a togliere la mano dal portafogli e a dedicarsi alle attività che gli fanno vibrare il miocardio, sarebbe Felice, con la f maiuscola.
Per lo stesso identico motivo, mi sono ritrovata a collaborare con persone poco leali e fin troppo invidiose che anziché fare squadra, preferivano sfruttare e copiare. Ecco, suggerisco agli aspiranti leader, di ascoltare cos’hanno da dire coloro che fanno parte del team. Spesso le loro idee si rivelano essere brillanti!
Ai coscritti di mia sorella, oggi sedicenne, consiglio di mettersi in gioco sempre. Io per prima, nel comune in cui risiedo, ho proposto attività extra scolastiche che diano risalto ai talenti del circondario. Perché sto dalla parte delle generazioni? Affinché non siano denominate Degenerazioni. A mia volta, a 17anni, fui ospitata dalla redazione che due anni fa, venne al nostro matrimonio. Questo rapporto è stato coltivato, affinato, rispettato, com’è giusto che sia. Per concludere, vi invito a leggere di me in internet, luogo in cui troverete altre interviste in cui svelo e rivelò molti aspetti interessanti che potranno esservi di stimolo per fare sempre meglio, anche con pochi strumenti.
Basta che c’è fantasia e pazienza. Il resto viene da sé!
Vivienne. 2011-2021
Le migliori interviste di Viviana Fornaro Brambilla
Titolo Vivienne. 2011-2021. Le migliori interviste di Viviana Fornaro Brambilla
Anno di uscita 2021
Casa Editrice Cavinato international
Trama
In questo mio terzo parto letterario, ho scelto di premiare alcune delle storie più entusiasmanti che riprendono le fila del periodo storico che stiamo vivendo, tra Astra-Zeneca, Moderna, Pfizer e richiami al seguito.
Come dice Enrico Brignano, il suo secondo-genito in arrivo lo chiamerà Niccolò Niccolò, poiché col richiamo si girerà sicuramente. Persone brillanti e spente, caparbie e disperate, colte o contadine, nel mio percorso ognuna di esse mi ha nutrito di fascino e cultura, indistintamente e senza il “copia e incolla”. Da esse ho tratto la vera natura dell’originalità. Ho imparato che il titolo scolastico non è tutto, che la voglia di fare supera le barriere e che la verità viene a galla. L’informazione ha un compito non facile e spesso criticato, ma pur sempre attendibile. Certo, dipende dalla penna ma vi assicuro che i giornali di paese non possono correre il rischio di tirare giù la saracinesca. Li conoscono tutti, dal panettiere al primo cittadino e a differenza di testate nazionali, i citofoni sono alla portata collettiva. Se sbagli ti chiamano e reclamano il pezzo, articolo in gergo, mentre se svolgi correttamente il tuo operato, questi si ricorderanno di te.
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